Con il crescere dell’interesse lunare, potrebbero crescere anche tensioni internazionali relative allo sfruttamento delle risorse del nostro satellite. Questo è quello che afferma un nuovo studio pubblicato sul “Philosophical Transactions of the Royal Society A”. In questo articolo un gruppo di ricercatori, guidati dal “Center for Astrophysics | Harvard & Smithsonian”, ha riscontrato un potenziale problema in merito alla gestione delle risorse lunari. Secondo gli studi condotti, non ci sono abbastanza risorse disponibili per i futuri progetti di colonizzazione se ogni player agisse indipendentemente.
Martin Elvis, astronomo del Center for Astrophysics | Harvard & Smithsonian e autore principale dell’articolo ha evidenziato come il problema potrebbe emergere dal fatto “che non esiste una legge per regolamentare chi può utilizzare le risorse, e ci sono un numero significativo di agenzie spaziali e altri nel settore privato che alluneranno entro i prossimi cinque anni.”
Le leggi spaziali
E’ bene innanzitutto evidenziare che in questi casi con la parola “sfruttamento” ci si riferisce anche alle attività scientifiche e a quelle senza scopo di lucro. Per una permanenza duratura sulla Luna ci sarà bisogno ad esempio di sfruttare i depositi di ghiaccio ai poli o la regolite e il terreno lunare. Questo rappresenta in ogni caso dello sfruttamento delle risorse lunari.
Attualmente le leggi internazionali sullo spazio sono governate dal Trattato sullo spazio extra-atmosferico che tra le altre cose vieta che la Luna possa essere di proprietà di un singolo stato. Allo stesso tempo però, non stabilisce dei criteri precisi per lo sfruttamento delle risorse della Luna che ormai sono ritenute accessibili e sfruttabili dai singoli stati anche nel rispetto del trattato extra-atmosferico. A questo provano ad aggiungere un piccolo tassello gli Accordi Artemis firmati ad oggi da otto Paesi. Questi, nonostante il nome, non sono dei veri e propri accordi ma dei principi, basati ancora sul Trattato sullo spazio extra-atmosferico.
Fra gli Accordi, uno in particolare definisce la possibilità di sfruttare le risorse lunari, rispettando il trattato Extra-atmosferico, in particolare gli articoli II, VI e XI del Trattato.
Risorse limitate
Gli astronomi dell’Center for Astrophysics | Harvard & Smithsonian hanno però trovato dei punti critici nello sfruttamento delle risorse, sopratutto nella loro quantità. Ci sono infatti poche aree di interesse per l’estrazione di materiale, e dopo un’analisi più attenta è stato notato che le aree contenenti i materiali di maggiore interesse sono proprio quelle di superficie minore.
La presenza di elio-3 sulla Luna è già nota dall’analisi della regolite prelevata durante le missioni Apollo, da quel momento, la costruzione di una base lunare, è stata considerata una valida ipotesi. A rafforzarla, le numerose ricerche condotte fino ad oggi. Oltre all’ He-3 è infatti nota la presenza di acqua e ferro. Alanna Krolikowski, assistente professore di scienza e tecnologia politica (Missouri S&T) ha affermato :” Il problema più grande è che tutti stanno mirando agli stessi siti e stesse risorse; stati, compagnie private, tutti. Ma i siti e le risorse sono limitate. Non abbiamo una seconda Luna su cui poterci spostare. Questo è l’unico satellite su cui possiamo lavorare.”
Le soluzioni?
Una soluzione, secondo Alanna Krolikowski, potrebbe essere quella di ampliare i regolamenti già in vigore. La probabilità che si creino veri regolamenti internazionali nel breve periodo è però piuttosto bassa secondo Krolikowski. Un’altra opzione, più attuabile, potrebbe essere quella di creare dei gruppi di player fra chi avrà interessi lunari nei successivi 10 anni. Con loro si potrebbero definire dei trattati più forti e specifici per ciascun sito e ciascuna risorsa presente sulla Luna. Ad oggi permane però il rischio che gli studi condotti siano poco accurati, e che le quantità e qualità di risorse a nostra disposizione siano ancora minori di quanto crediamo.
Un aiuto alla comunità scientifica nel comprendere ancora meglio la superficie della Luna potrebbe arrivare presto dai campioni che riporterà a Terra la sonda cinese Chang’e 5. Questa, partita il 23 novembre, allunerà il 30, e tornerà “a casa” dopo aver recuperato delle rocce lunari il 15 dicembre.
L’idea generale è quella di mappare minuziosamente lo spazio a disposizione, per poi definire una politica di consumo ed evitare eventuali conflitti d’interesse. Mentre i ricercatori lavorano per migliorare le loro conoscenze degli spazi e delle risorse lunari, si è alla ricerca delle migliori soluzioni per gestire gli accordi. Il modo più semplice per farlo potrebbe essere estendere alcune politiche “terrestri”. Si pensi allo sfruttamento delle risorse sulle acque internazionali o a quelle di condivisione dello sfruttamento delle risorse delle piccole comunità locali. Tutto è regolamentato su una propria scala, e come qui, dovrebbe esserlo anche sulla Luna.
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