In uno studio pubblicato il 14 settembre su Nature Astronomy un team di ricercatori guidato da Jane Greaves, astronomo dell’Università di Cardiff, ha informato il mondo intero di aver individuato segni della presenza di fosfuro di idrogeno, denominato fosfina, nell’atmosfera del pianeta Venere. Di recente lo stesso gruppo di scienziati ha rianalizzato attentamente i dati a causa di un errore di elaborazione nel set originale: la fosfina tra le nuvole di Venere è presente, solo che ce n’è meno di quanto inizialmente stimato.
La scoperta della presenza di fosfina nell’atmosfera di Venere ha provocato un gran fermento tra scienziati, ricercatori, e chiunque lavori nel settore delle missioni spaziali, dalle grandi agenzie agli enti privati. A settembre, nel corso di due sole settimane numerose voci hanno avanzato proposte più o meno attualizzabili per saperne di più.
Il motivo di tutto questo subbuglio è che la fosfina potrebbe essere un indicatore della presenza di forme di vita. Sulla Terra la produciamo in laboratorio oppure la troviamo nell’attività di alcuni microbi. Il lavoro del team di Greaves, perciò, ha fornito un risultato importante che ha entusiasmato molti scienziati e attivato varie aree di ricerca per essere investigato più a fondo.
Per lo studio del 14 settembre, il team ha sfruttato i dati ottenuti dai telescopi ALMA in Cile e JCMT alle Hawaii. In essi era presente un segnale spurio che poteva influenzare i risultati. Per questo motivo gli scienziati si sono dati da fare “lavorando come dei matti”, come ha raccontato Jane Graves, per revisionare l’analisi e hanno pubblicato il 16 novembre i dati corretti.
Tale annuncio è stata la prima risposta dei ricercatori alle critiche subite negli scorsi mesi, durante i quali altri studi si erano concentrati sul confutare le ipotesi di Graves e dei suoi collaboratori. Dalla nuova analisi, la presenza di un composto compatibile con la fosfina nelle nubi ad alta quota di Venere è stata confermata. I dati spettrali dell’atmosfera del pianeta presentano una firma che non può essere di nient’altro, perché identici sia nel set di ALMA che in quello di JCMT e non riconducibili a composti diversi dal fosfene.
La differenza rispetto al risultato ottenuto a settembre sta però nella quantità di fosfina presente su Venere: i livelli medi sono di una parte per miliardo, circa un settimo della stima iniziale. E non è finita qui: dalla nuova analisi i livelli di fosfina sembrano variare in concentrazione nell’atmosfera di Venere, raggiungendo anche il picco di cinque parti per miliardo. Questo comportamento ricorda quello del metano su Marte, i cui livelli aumentano e diminuiscono.
In ogni caso, anche se meno rispetto a quanto sembrasse, la fosfina è comunque troppa per essere ricondotta ad attività vulcanica o a fulmini nell’atmosfera. Nonostante le numerose critiche che si sono susseguite ai risultati pubblicati dal team a capo della scoperta, ci sono state anche delle attività di supporto.
Durante la riunione del 17 novembre del Venus Exploration Analysis Group della NASA gli scienziati hanno presentato i nuovi dati, resi pubblici la notte stessa, ricevendo in cambio fiducia sull’effettiva presenza di fosfuro di idrogeno dell’atmosfera di Venere. Un altro supporter di tale scoperta è Rakesh Mogul, biochimico della California State Polytechnic University. I ricercatori del suo team hanno ripreso in mano i dati ottenuti con la missione Pioneer Venus del 1978, che aveva misurato la chimica delle nubi di Venere, e hanno notato un segnale di fosforo negli spettri. Secondo Mogul “il gas più semplice che si adatta ai dati è la fosfina”.
La conferma dell’impronta della fosfina sui dati spettrali dell’atmosfera in alta quota di Venere è indubbiamente una scoperta interessante. Peccato non sapere ancora quale sia la sua provenienza: non possiamo esser certi che su un pianeta molto diverso dalla Terra come il pianeta rosa questo composto sia prodotto dal metabolismo cellulare, e che non esistano invece altre reazioni chimiche alla base per noi ancora sconosciute.
Non ci resta che attendere l’esito degli studi approfonditi che altri team di ricerca stanno eseguendo sul pianeta Venere, o di aggiornamenti dal team di Greaves in osservazione con ALMA. Interessante resta anche la prospettiva di missioni future pensate specificatamente per rilevare il fosfuro di idrogeno e ipotizzarne l’origine.
L’articolo completo: Prospects for life on Venus fade — but aren’t dead yet
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