Agenzie Spaziali
| On 4 anni ago

Vent’anni di Stazione Spaziale. Ecco com’è stata costruita, pezzo dopo pezzo

Share

Il 20 novembre 1998 sopra le nostre teste è iniziato il puzzle più spettacolare mai costruito: la Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Un puzzle grande come un campo da calcio, assemblato pezzo dopo pezzo direttamente in orbita, a circa 400 km di quota e a una velocità di 27600 km/h. Una velocità con cui la ISS effettua, un giro della Terra nel tempo di una partita di calcio. 16 albe e 16 tramonti in un giorno.

Fermandosi un attimo a pensare a cosa questo significhi, non si può solo provare un senso di magnificenza e appagamento. Sensazione che aumenta se pensiamo che il 2 novembre 2020 saranno 20 anni che siamo diventati abitanti dello spazio oltre la Terra. Il 31 Ottobre 2000 partì dal Cosmodromo Baikonur con la Sojuz TM-31 l’Expedition 1, composta dai tre astronauti Sergej Krikalëv, William Shepherd e Jurij Gidzenko, i primi uomini ad abitare la ISS. Arrivarono lì il 2 novembre del 2000 perché, all’epoca, il viaggio verso la ISS durava ben 2 giorni mentre oggi soltanto 4 ore.

Da quel momento, la ISS non è stata più disabitata.

Lì sopra si sono alternati ben 240 individui da 19 diversi paesi. La nostra Italia può vantare ben 5 inquilini spaziali: Umberto Guidoni (1 missione), Roberto Vittori (3 missioni), Paolo Nespoli (3 missioni), Luca Parmitano (2 missioni) e Samantha Cristoforetti (1 missione).

L’atmosfera che respirano è quella terrestre, vivono in condizioni di microgravità (la gravità è ridotta di un solo 10% rispetto quella terrestre) e bevono la stessa acqua ogni giorno, grazie al Water Recovery System che riesce a riciclare il 93% dell’acqua prodotta lassù. 350000 sono i sensori monitorati da Terra, e dalla stessa ISS, che permettono una vita “normale”. 230 sono state le EVA (Extra-Vehicular Activities) per il montaggio e il mantenimento della stazione spaziale.

Sono 8 le navicelle che possono essere attraccate contemporaneamente alla ISS, 4 le navi cargo che trasportano rifornimenti, carichi utili e esperimenti scientifici: Northrop Grumman’s Cygnus, SpaceX’s Dragon, JAXA’s HTV, and the Russian Progress. Esperimenti scientifici che sono arrivati a superare il numero di 3000. Insomma, un vero e proprio microcosmo creato pezzo dopo pezzo da noi. Come? Ve lo mostriamo in un reportage fotografico di ogni singolo step dell’assemblaggio.

Figure 1- Schema della ISS divisa in tutte le sue parti, numerate in base all’ordine di assemblaggio. Cr: NASA

1. Modulo Zarya o Functional Cargo Block (FCB)

Lancio: 20 novembre 1998

Veicolo: Proton-K (modulo di trasporto senza equipaggio).

Il modulo russo Zarya dopo essere stato messo in orbita. Cr: NASA

Tutto iniziò nel 1998, da un rampa di lancio del cosmodromo Baikonur, vicino a quella da cui partì Yuri Gagarin. Il primo modulo della ISS, statunitense, non poteva chiamarsi altro che “Zarya”, “alba” in russo. Venne infatti finanziato dagli USA e costruito in Russia. Durante le prime fasi dell’assemblaggio ha garantito potenza, propulsione, deposito e orientamento alla ISS. Oggi è utilizzato prevalentemente per lo stoccaggio.

ANNUNCIO

Siamo all’inizio e, ovviamente, bisogna prima fare la cornice del puzzle. Motivo per cui, dopo pochi giorni, partirà un altro pezzo fondamentale.

2. Modulo Unity o Nodo 1

Lancio e installazione: 4 dicembre 1998 e 6 dicembre 1998.

Veicolo di lancio: Space Shuttle Endeavour (STS-88). 

Equipaggio: Robert D. Cabana, Frederick W. Sturckow, Jerry L. Ross, Nancy J. Currie, James H. Newman, Sergei K. Krikalev.

Uno degli astronauti della missione STS-88 lavora sulla connessione al modulo Zarya del modulo Unity ancora agganciato allo shuttle Endeavour. Cr: NASA

Il primo modulo fornito dagli Stati Uniti è il modulo Unity, meglio conosciuto come Nodo 1. È uno dei tre moduli di connessione, insieme a Harmony (Nodo 2) e Tranquillity (Nodo 3), e contiene circa 50000 componenti meccaniche più tubi per il trasporto di fluidi e gas e circa 10 km di fili elettrici. Zarya e Unity non sono mai stati sullo stesso emisfero terrestre ma, in orbita, il loro collegamento è stato perfetto.

Ora, per terminare la cornice, manca un ultimo pezzo, fondamentale se vogliamo che la ISS accolga i suoi primi abitanti.

3. Modulo di servizio Zvezda

Lancio e installazione: 12 luglio 2000 e 25 luglio 2000.

Veicolo di lancio: Proton-K.

ll modulo abitativo russo Zvezda visto dall’equipaggio della missione STS-106 (2000). Cr: NASA

Il modulo Zvezda (“stella” in russo) è il primo contributo completamente russo alla ISS ed è fondamentale: sarà questo modulo a ospitare i primi esseri umani che abiteranno nella stazione spaziale.

La comodità non sarà certo il massimo ma, con una lunghezza di 13 metri e una larghezza 4, presenta tutto il necessario per la vita di un essere umano: sistemi di supporto vitale, zone abitative, processori di dati, sistemi di comunicazione, distribuzione elettrica, sistemi di controllo di volo, propulsori e, ovviamente, una zona per far attraccare i veicoli Progress e Soyuz.

La cornice è finita. A questo punto dobbiamo iniziare a riempire il puzzle ma prima diamo uno sguardo  compiaciuti al risultato:

I tre moduli Unity (in alto), Zarja (al centro) e Zvezda (in basso). Foto fatte dall’equipaggio della missione STS-106 nel 2000. Cr: NASA

4. Integrated Truss Structure (ITS)

L’ITS è un’immensa struttura, lunga ben 108.5 metri, composta da 11 segmenti più uno separato (lo Zenith) e fornisce i punti di aggancio per i pannelli solari, per i radiatori per il controllo termico e per i payload esterni alla ISS.

I singoli segmenti sono stati rilasciati e assemblati in diverse missioni dello Space Shuttle nell’arco di 10 anni circa, alcuni insieme anche agli stessi pannelli solari o ad altri pezzi della ISS che vedremo più avanti.

Nella tabella qui sotto sono riassunte tutte le varie fasi:

Segmento

Lancio

Installazione

Veicolo di lancio

Numero missione

Z1 (Zenith) Truss

11/10/2000

14/10/2000

Shuttle Discovery

STS-92

P6(Port) Truss/Solar Arrays

30/10/2000

3/12/2000

Shuttle Endeavour

STS-97

S0(Starboard) Truss

8/4/2002

11/4/2002

Shuttle Atlantis

STS-110

S1(Starboard) Truss

7/10/2002

10/10/2002

Shuttle Atlantis

STS-112

P1(Port) Truss

23/11/2002

26/11/2002

Shuttle Endeavour

STS-113

P3/P4(Port) Truss&SolArrays

9/9/2006

12/9/2006

Shuttle Atlantis

STS-115

P5(Port) Truss Spacer

9/12/2006

9/12/2006

Shuttle Discovery

STS-116

S3/S4 (Starboard)&SolArrays

8/6/2007

11/6/2007

Shuttle Atlantis

STS-117

S5(Starboard) Truss Spacer

8/8/2007

11/8/2007

Shuttle Endeavour

STS-118

S6 Truss Spacer&Solar Arrays

15/3/2009

19/3/2009

Shuttle Discovery

STS-119

Lo shuttle Discovery della missione STS-92, attraccato alla ISS col compito di installare il primo segmento dell’ITS, lo Z1 (Zenith)
Lo specialista di missione Jerry L. Ross durante la quarta EVA della missione STS-110 (shuttle Atlantis) per l’installazione del segmento S0, assistito dallo Space Station Remote Manipulator System/Canadarm 2 e da un Portable Foot Restraint (2002).more
Lo shuttle Atlantis della missione STS-112 con all’interno il segmento S1 da installare (2002)
Una delle tre EVA effettuate da John Herrington e Michael López-Alegría, per l’installazione del segmento P1 durante la missione STS-107 (2002)
La seconda delle tre EVA durante la missione STS-115 dello shuttle Atlantis, effettuata da Daniel C. Burbank (sotto) e Steven G. MacLean, per installare i segmenti P3/P4 (2006)
Gli astronauti Jim Reilly (sinistra) e John "Danny" Olivas nella prima EVA per l’installazione dei segmenti S3/S4 durante la missione STS-117 dello shuttle Atlantis (2007).

Il segmento Zenith (Z1) comprende un giroscopio, i collegamenti elettrici, apparecchi di comunicazione e due dispositivi al plasma con lo scopo di eliminare possibile elettricità statica. È stato il primo segmento dell’ITS a essere lanciato perché necessario per ospitare, provvisoriamente, i pannelli solari del segmento P6. Questi erano necessari per fornire l’energia agli equipaggi che dal novembre successivo avrebbero abitato la ISS. La famosa Expedition 1, si installerà nella ISS il 2 novembre, prima dell’arrivo del segmento P6.

I segmenti P (Port = babordo = lato sinistro) e S (Starboard = tribordo = lato destro) prendono i loro nomi dalla posizione che hanno rispetto il centro della ISS e sono numerati in modo ordinato. Il segmento P6 sarà portato nella sua attuale posizione durante la missione STS-120 nel 2007. Dopo aver dato abbastanza energia alla ISS, quindi dopo aver installato lo Zenith e il P6, si può iniziare a fare scienza.

5. Il Destiny Laboratory Module

Lancio e installazione: 7 febbraio 2001 e 10 febbraio 2001.

Veicolo di lancio: Space Shuttle Atlantis (STS-98).

Equipaggio Shuttle: Kenneth D. Cockrell, Mark L. Polansky, Robert L. Curbeam, Jr., Marsha S. Ivins, Thomas D. Jones.

Equipaggio sulla StazioneSergej Krikalëv, William Shepherd e Jurij Gidzenko (Expedition 1).

Il modulo laboratorio Destiny mentre viene spostato dallo shuttle Atlantis della missione STS-98 e attaccato alla ISS (2001).

Per fare scienza, è necessario un laboratorio. Il modulo Destiny ha proprio questa funzione: è il laboratorio di ricerca primario degli USA. Supporta un quantitativo immenso di esperimenti e studi che contribuiscono alla sicurezza, alla salute e alla qualità della vita di noi esseri umani sulla Terra.

La complessità del puzzle aumenta e ora bisogna pensare ad aggiungere delle stive esterne per eventuali pezzi di ricambio per la ISS. Non tutto può essere portato a mano dagli astronauti dall’interno durante una EVA. È decisamente scomodo e poco efficiente.

6. External Stowage Platforms (ESP)

Sono ben tre le piattaforme di stivaggio esterne installate sulla ISS nel corso degli anni. Qui di seguito lo schema temporale dell’assemblaggio:

Piattaforma

Lancio

Installazione

Veicolo

Equipaggio

Equipaggio ISS

ESP-1

8/3/2001

13/3/2001

Shuttle Discovery

STS-102

Expedition 1

ESP-2

26/7/2005

30/07/2005

Shuttle Discovery

STS-114

Expedition 11

ESP-3

8/8/2007

8/8/2007

Shuttle Endeavour

STS-118

Expedition 15

Un render della griglia ESP-2 con alcuni strumenti.
Il mission Specialist Steve Robinson ancorato al braccio robotizzato mentre viene trasportato nel vuoto durante una delle EVA della missione STS-114 dello shuttle Discovery che aveva come uno degli scopi l’installazione della ESP-2 (2005). more
Vista dello shuttle Discovery della missione STS-102 con al suo interno la ESP-1 e il MPM Raffaello (2001).
La ESP-3, manovrata dal braccio robotico dello shuttle Endeavour della missione STS-118, prima della sua installazione sulla ISS (2007)

Queste piattaforme sono delle griglie in acciaio che servono, appunto, a contenere i pezzi di ricambio (ORUs = Orbital Replacement Units) della ISS. Per questo motivo, richiedono un collegamento elettrico per il mantenimento di alcune apparecchiature immagazzinate al loro interno.

Il metodo con cui sono state installate, ci fa comprendere l’avanzamento della tecnologia spaziale. La ESP-1 fu installata manualmente durante una EVA (2001). La ESP-2 fu installata sempre manualmente ma con l’aiuto del braccio robotico dello shuttle Discovery. La ESP-3 fu installata in modo totalmente automatico dai bracci robotici dello shuttle e della ISS.

Proprio dopo la ESP-1, infatti, fu installato nella ISS un braccio robotico del tutto simile a quello già presente nello shuttle. Uno strumento importantissimo.

7. Mobile Servicing System (MSS)

L’agenzia spaziale canadese ha fornito la ISS del suo sofisticato e, permettetemi di dirlo, magnifico braccio robotico. Il MSS è una parte fondamentale della nostra stazione per assemblaggio, mantenimento e rifornimento. È costituito da tre diverse parti, assemblate in diversi anni e in diverse missioni.

Robot

Lancio

Installazione

Veicolo

Equipaggio

Equipaggio ISS

Remote Manipulator System

19/4/2001

22/4/2001

Shuttle Endeavour

STS-100

Expedition 2

Mobile Base System

5/6/2002

10/6/2002

Shuttle Discovery

STS-114

Expedition 4

Dextre

11/3/2008

18/3/2008

Shuttle Endeavour

STS-118

Expedition 4

Scott A. Parazynski lavora con dei cavi associati allo Space Station Remote Manipulator System (SSRMS), o Canadarm 2, durante uno dei due giorni di EVA della missione STS-100 dello shuttle Endeavour (2001)more
il Mobile Remote Servicer Base System (MBS) viene mosso dal Canadarm 2 per l’installazione durante la missione STS-111 dello shuttle Endeavour (2002).
lo Special Purpose Dextrous Manipulator (SPDM), o Dextre, agganciato al Canadarm 2, sta per essere assemblato alla ISS durante la missione STS-123 dello shuttle Endeavour (2008).

Le singole parti del MSS possono lavorare sia da sole che come insieme. Lo Space Station Remote Manipulator System (SSRMS), meglio conosciuto come Canadarm-2, è lungo circa 18 m e può essere utilizzato sia da Terra che dall’equipaggio sulla ISS. Al suo assemblaggio ha partecipato il nostro astronauta Umberto Guidoni (STS-100), come responsabile del carico utile.

Il Mobile Base System (MBS) è una piattaforma scorrevole capace di coprire l’intera lunghezza della ISS, muovendo il Canadarm-2 e Dextre dove necessario.

Il Special Purpose Dexterous Manipulator (SPDM), Dextre per gli amici, è un altro braccio robotico più piccolo (circa 3.6 m) utilizzato per la manutenzione ordinaria della ISS: cambio delle batterie, sostituzioni videocamere esterne e via dicendo. La sua alta precisione permette di limitare il numero di passeggiate spaziali, lasciando agli astronauti più tempo per la scienza.

Parlando di EVA, è ora di aggiungere alla ISS un sistema per uscire all’esterno in maniera più semplice e veloce.

8. Quest airlock

Lancio e installazione:12 luglio 2001 e 15 luglio 2001.

Veicolo di lancio: Space Shuttle Atlantis (STS-104).

Equipaggio Shuttle: Steven W. Lindsey, Charles O. Hobaugh, Michael L. Gernhardt, Janet L. Kavandi, James F. Reilly.

Equipaggio sulla Stazione: Jurij Usačëv, Susan Helms, James Voss (Expedition 2).

Sinistra: il Quest Airlock è manovrato dal Canadarm 2 per essere installato sulla ISS durante la prima delle 3 EVA dedicate nella missione STS-104 dello shuttle Atlantis (2001). Destra: un paio di tute spaziali EMU all’interno del Quest Airlock (2019).

Il Quest Airlock è un modulo pressurizzato composto da due compartimenti. Il primo è l’Equipement Lock, dove vengono mantenute e rifornite le tute statunitensi (EMU = Extravehicular Mobility Unit) che gli astronauti possono indossare, prima della loro EVA, aiutati dagli altri membri dell’equipaggio. Può comunque supportare anche le tute Orlan russe.

L’altro è il Crew Lock, il reale trampolino verso lo spazio, in cui gli astronauti stabilizzano le loro condizioni prima di avventurarsi nel vuoto cosmico. E i cosmonauti russi invece? Da dove escono?

9. Pirs Docking Compartment

Lancio e installazione:14 settembre 2001 e 16 settembre 2001.

Veicolo di lancio: Soyuz-U/Progress M-S01.

Equipaggio sulla Stazione: Frank Culbertson, Vladimir Nikolaevič Dežurov, Michail Vladislavovič Tjurin (Expedition 3).

A sinistra, la capsula Progress M-MIM2, una versione modificata per il trasporto del modulo Pirs. A destra l’interno dell’Airlock.

Pochi mesi dopo l’airlock americano, è arrivato quello russo, il Pirs (“molo” in russo). Da qui partiranno tutte le EVA dei cosmonauti russi. Non solo. Il Pirs viene utilizzato anche per il docking delle navette cargo o di trasporto e può esso stesso trasportare carburante necessario ai diversi moduli.

A questo punto, facciamo un salto di parecchi anni, durante i quali, come abbiamo visto, viene assemblata quasi tutta l’Integrated Truss Structure e vengono installate tutte e tre le piattaforme esterne.

Sempre durante questi anni, purtroppo, ci fu la seconda grande tragedia del programma Space Shuttle: il 1 febbraio 2003 lo shuttle Columbia si disintegrò nell’atmosfera in fase di rientro. Le missioni dello Shuttle subirono, giustamente, un brutto arresto fino al luglio del 2005, e in quel momento la ISS appariva così:

La ISS come appariva nell’agosto del 2005 dallo Space Shuttle Discovery della missione STS-121, la prima dopo il disastro del Columbia del 2003. Cr: NASA

10. Harmony Module o Nodo 2

Lancio e installazione: 23 ottobre 2007 e 26 ottobre 2007

Veicolo di lancio: Space Shuttle Discovery (STS-120)

Equipaggio Shuttle: Pamela A. Melroy, George D. Zamka, Douglas H. Wheelock, Stephanie Wilson, Scott E. Parazynski, Paolo A. Nespoli

Equipaggio sulla Stazione: Peggy Whitson, Jurij Ivanovyč Malenčenko, Clayton Anderson (Expedition 15-16).

Il modulo Harmony (Nodo 2) sta per essere agganciato al modulo Unity (Nodo 1) dal Candarm-2 durante la missione STS-120 dello shuttle Discovery, la stessa durante la quale è stato ricollocato il segmento P6 del solar array (2007).

A questo punto la stazione è rifornita di tutte le piattaforme esterne e di tutti i pannelli solari (a parte il segmento S6). Conseguentemente, si può aggiungere un altro modulo, l’Harmony (o Nodo 2), primo modulo europeo della ISS.

Questo modulo agisce come connessione e passaggio tra i diversi laboratori presenti (Destiny, Columbus e Kibo) e i veicoli cargo. Fornisce aria, energia elettrica e i sistemi essenziali per la vita, mentre la sua parte esterna costituisce una piattaforma di lavoro per il Canadarm2.

Il nostro Paolo Nespoli, insieme al comandante della Expedition 16, Peggy Whitson, è stato il primo a entrare nel modulo appena installato. Nella stessa missione, Il primo segmento montato dell’ITS , il P6, viene collocato nella sua destinazione finale, dopo il P5. Degli altri tre laboratori nominati poco sopra, però, fin ora ne è stato montato soltanto uno, quello statunitense Destiny. Il prossimo a essere assemblato ci è particolarmente caro.

11. Columbus Module

Lancio e installazione: 7 febbraio 2008 e 11 febbraio 2008

Veicolo di lancio:Space Shuttle Atlantis (STS-122)

Equipaggio Shuttle: Stanley Love, Steve Frick, Daniel Tani, Leland Melvin, Rex Walheim, Alan Poindexter, Hans Schlegel

Equipaggio sulla Stazione: Peggy Whitson, Jurij Ivanovyč Malenčenko, Daniel Tani, Léopold Eyharts (Expedition 16).

L’astronauta Hans Schlegel durante la seconda EVA della missione STS-122 dello shuttle Atlantis, fatta per installare il modulo europeo Columbus (2008)

Il laboratorio Columbus è il più grande contributo europeo di tutta la ISS, costruito nello stabilimento di Torino della Thales Alenia Space. È collegato in modo permanente all’Harmony ed è un laboratorio multifunzionale lungo circa 7 metri e dedicato totalmente alla ricerca, sia all’interno che all’esterno. Delle piattaforme apposite, infatti, possono ospitare esperimenti di scienza spaziale, scienza terrestre e tecnologia.

Bene, a questo punto la iSS presenta moduli di e apparecchi di USA, Russia, Canada ed Europa. Manca il contributo di un’altra nazione importante e arriverà pochi mesi dopo.

12. Japanese Experimenti Module (JEM) o Kibo

I 4 metri di lunghezza del laboratorio giapponese Kibo sono dedicati alla ricerca scientifica e alla didattica.

È stato assemblato in 3 diverse fasi:

Modulo 

Lancio

Installazione

Veicolo

Equipaggio

Equipaggio ISS

Logistics Module

11/3/2008

14/3/2008

Shuttle Endeavour

STS-123

Expedition 16

Pressurized Module

31/5/2008

3/6/2008

Shuttle Discovery

STS-124

Expedition 17

Exposed Facility

15/7/2009

18/7/2009

Shuttle Endeavour

STS-127

Expedition 20

lo shuttle Endeavour della missione STS-123 approccia alla ISS con al suo interno Dextre e il modulo logistico per il laboratorio giapponese (2008).
L’exposed facility attraccato al modulo Kibo.
L’astronauta Mike Fossum nella seconda EVA della missione STS-124 dello shuttle Discovery mentre sta installando delle telecamere all’esterno del modulo pressurizzato di Kibo, appena installato (2008)more

Il primo componente è il Modulo Logistico (LM) che viene utilizzato come stiva per esperimenti, campioni e articoli di ricambio per la vita a bordo. Con la stessa missione STS-123, è partito anche l’ultimo pezzo del MMS, Dextre, che verrà installato dopo il modulo logistico giapponese.

Il secondo componente è il modulo pressurizzato (PM), nonché modulo principale di tutto Kibo, in cui l’equipaggio porta avanti gli esperimenti, comunica con la Terra e si occupa delle operazioni robotiche. Sviluppato dalla JAXA (Japan Aerospace Exploration Agency), con 11m di lunghezza e 4,5 circa di larghezza, è la struttura più grande di tutta la ISS. Insieme a questo modulo, viene installato sulla ISS anche il braccio robotico giapponese di 10m, il JEM Remote Manipulator System (JEMRMS)

Terza e ultima componente è la Exposed Facility (EF or Terrace), una piattaforma per gli esperimenti scientifici nello spazio, collocata a sinistra del PM. Il carico utile che viene collocato su di essa è gestito dal JEMRMS.

Poco prima che la missione STS-127 porti la EF sulla ISS, l’equipaggio permesso a bordo della stazione viene portato per la prima volta  a sei persone. C’è quindi bisogno di lasciare almeno due capsule Soyuz permanentemente attraccate alla ISS per essere utilizzate come “scialuppe” di salvataggio in caso di pericolo.

13. Mini-Research Module 2 (MRM2) o Poisk

Lancio e installazione:10 novembre 2009 + 12 novembre 2009

Veicolo di lancio: Soyuz U/Progress M-MIM2

Equipaggio sulla Stazione: Frank De Winne, Jeffrey Williams, Roman Romanenko, Robert Thirsk, Nicole Scott, Maksim Suraev  (Expedition 21).

Il modulo russo Poisk attraccato alla ISS prima della separazione del suo compartimento di propulsione, missione Soyuz-U/ Progress M-MIM2 (2009)

Poisk, parola russa per “Ricerca”, è un modulo per il docking delle sonde Soyuz, pressocché identico al modulo Pirs, solo che è attaccato dalla parte opposta dello Zvezda, quella più lontana dalla Terra (considerando la posizione abituale della ISS).

Può essere anche utilizzato per rifornire le tute Orlan e per preparare gli astronauti per le EVA. Inoltre, aggiunge spazio per ulteriori esperimenti scientifici, sia all’interno che all’esterno. E proprio perché lo spazio per la ricerca non è mai troppo, è arrivato il momento di aggiungere ben 4 piattaforme esterne.

14. Express Logistics Carriers (ELC)

Le 4 piattaforme esterne aggiunte alla ISS, vengono assemblate in momenti diversi.

In particolare, la ELC-4 viene lanciata e installata prima della ELC-3, per motivi logistici legati a un ritardo della missione a essa dedicata probabilmente, ma non abbiamo trovato una spiegazione dettagliata.

Lancio

Installazione

Veicolo

Equipaggio

Equipaggio ISS

ELC-1

16/11/2009

18/11/2009

Shuttle Atlantis

STS-129

Expedition 21

ELC-2

19/11/2009

21/11/2009

Shuttle Atlantis

STS-129

Expedition 21

ELC-4

24/2/2011

26/2/2011

Shuttle Discovery

STS-133

Expedition 26

ELC-3

16/5/2011

18/5/2011

Shuttle Endeavour

STS-134

Expedition 27

La ELC-1 montata sul segmento P3 della ISS durante la missione STS-129 dello shuttle Atlantis (2009).
la ELC-2 sul Canadarm 2 prima della sua collocazione sul segmento S3, sempre durante la missione STS-129
lo shuttle Discovery si avvicina alla ISS durante la missione STS-133 con all’interno la ELC-4 e il modulo Leonardo
la ELC-3 è trasferita dallo shuttle Endeavour della missione STS-134 alla ISS dal Canadarm2 (2016)

All’installazione della ELC-3 ha contribuito il nostro Roberto Vittori, specialista di missione della STS-134.

Due delle piattaforme sono installate nei segmenti P3/P4 e le altre due in quelli S3/S4. Gli esperimenti possono essere collocati sulle ELCs in varie punti dei segmenti di installazione tramite il MSS. Le ELCs possono essere utilizzate anche come superfici di montaggio durante le EVA e riforniscono energia elettrica.

A questo punto, la logistica è decisamente in uno stato avanzato. Motivo per cui ci si concentra sul benessere degli esseri umani a bordo.

15. Tranquility Module (Nodo 3) e la Cupola

Lancio e installazione: 8 febbraio 2010 e 12 febbraio 2010 (Nodo 3) e 15 Febbraio 2010 (cupola)

Veicolo: Space Shuttle Endeavour (STS-130)

Equipaggio: George D. Zamka, Terry W. Virts Jr., Kathryn P. Hire, Stephen Robinson, Nicholas Patrick, Robert L. Behnken

Equipaggio sulla stazione: Jeffrey Williams, Oleg Kotov, Soichi Noguchi, Maxim Suraev, T.J. Creamer (Expedition 22).

Lancio + installazione: 8 febbraio 2010 + 12 febbraio 2010 (Nodo 3) e 15 Febbraio 2010 (cupola)
Veicolo: Space Shuttle Endeavour (STS-130)
Equipaggio: George D. Zamka, Terry W. Virts Jr., Kathryn P. Hire, Stephen Robinson, Nicholas Patrick, Robert L. Behnken
Equipaggio sulla stazione: Jeffrey Williams, Oleg Kotov, Soichi Noguchi, Maxim Suraev, T.J. Creamer (Expedition 22)

Il modulo Tranquillity, o Nodo 3, è un modulo europeo costruito dalla Thales Alenia Space nel suo stabilimento di Torino. Ospita tutti i sistemi di supporto vitale e ambientale: rivitalizzazione dell’aria, generazione dell’ossigeno, riciclo dell’acqua. In aggiunta a quelli già presenti nei moduli russi. Al suo interno troviamo uno dei bagni della ISS, uno scomparto per i rifiuti e il Tapis-Roulant, così importante per mantenere la salute fisica dei nostri astronauti. Come anche il bagno, d’altronde. Non che prima non ci fosse, chiaramente, ma era presente soltanto nel modulo russo Zvezda. Tranquillity fornisce, inoltre, un ulteriore punto di attracco per i veicoli. E dulcis in fundo, una parte del modulo è dedicato al luogo preferito da ogni astronauta sulla ISS: la cupola.

Costruita in Europa, sotto la guida dell’onnipresente Thales Alenia Space, è alta 1,5 m con un diametro massimo di circa 3m. Ha 7 finestre di cui 6 laterali e una di osservazione diretta al nadir, larga 80 cm, per consentire una visibilità a tutto campo.

Le finestre possono essere protette all’esterno da detriti o micrometeoriti tramite delle “tapparelle”. Oltre a consentire un punto di vista unico sul nostro pianeta e sullo spazio profondo, la cupola è fondamentale per controllare le attività robotiche, le EVA e l’approccio dei veicoli cargo. Samantha Cristoforetti racconta ampiamente queste attività, svolte da lei stessa, nel suo libro “Diario di un’apprendista Astronauta”. A questo punto, tra esseri umani, esperimenti e pezzi di ricambio, si fa impellente il bisogno di altro posto per lo stoccaggio di materiale.

Prima di andare avanti, però, diamo uno sguardo al nostro puzzle così come appariva all’equipaggio della missione STS-130 nel 2010.

16. Mini Research Module (MRM-1) o Docking Cargo Module (DCM) o Rassvet

Lancio e installazione: 14 maggio 2010 e 18 maggio 2010

Veicolo: Space Shuttle Atlantis (STS-132)

Equipaggio: Kenneth Ham, Dominic A. “Tony” Antonelli, Garrett Reisman, Michael T. Good, Stephen G. Bowen, Piers Sellers

Equipaggio sulla stazione: Oleg Kotov, Soichi Noguchi, T.J. Creamer, Alexander Skvortsov, Tracy Caldwell Dyson, Mikhail Kornienko (Expedition 23)

Il modulo russo Rassvet viene agganciato al modulo Zarya dal Canadarm-2 durante la missione STS-132 dello shuttle Atlantis (2010). Cr: NASA

Attraccato dal lato terrestre del modulo Zarya, Rassvet (“alba” in russo) serve soprattutto come deposito e viene utilizzato anche per il docking dei veicoli russi (Soyuz e Preogress). Ma lo spazio non è ancora sufficiente.

17. Permanent Multipurpose Module  (PMM o Leonardo)

Lancio e installazione: 24 febbraio 2011 e 1 marzo 2011

Veicolo: Space Shuttle Discovery (STS-133)

Equipaggio: Steven W. Lindsey, Eric A. Boe, Nicole M. P. Stott, Alvin Drew, Michael R. Barratt, Stephen G. Bowen

Equipaggio sulla stazione: Scott Kelly, Oleg Skripochka, Alexander Kaleri, Paolo Nespoli, Dmitry Kondratyev, Catherine Coleman (Expedition 26)

Il Canadarm-2 sta trasferendo il Permanent Multipurpose Module italiano Leonardo dallo shuttle Discovery a una delle porte del modulo Unity, durante la missione STS-134 (2011). Cr: NASA

Il PMM, meglio conosciuto come modulo Leonardo, inizialmente veniva utilizzato come Multipurpose Logistics Module (MPLM) principalmente per portare materiale avanti e dietro tra la ISS e la Terra. Come i suoi “fratelli” Raffello e Donatello, è stato progettato e costruito dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI). Nel 2011, però, si decise di far diventare Leonardo un modulo permanente della ISS, in modo da far guadagnare agli astronauti spazio per lo stoccaggio e gli esperimenti scientifici. Nella stessa missione fu installata anche la ELC-4.

Ormai è quasi fatta. Quasi.

18. Alpha Magnetic Spectrometer (AMS-02)

Lancio e installazione: 16 maggio 2011 e 19 maggio 2011.

Veicolo: Space Shuttle Endeavour (STS-134).

Equipaggio: Mark E. Kelly, Gregory H. Johnson, Michael Fincke, Roberto Vittori, Andrew J. Feustel, Gregory Chamitoff.

Equipaggio sulla stazione: Dmitry Kondratyev, Andrey Borisenko, Alexander Samokutyaev, Paolo Nespoli, Catherine Coleman, Ronald Garan (Expedition 27).

Il trasferimento di AMS-02, tramite il Canadarm-2, durante la missione STS-134 dello shuttle Endeavour (che si vede agganciato alla ISS) (2011). Cr: US National Archives

Roberto Vittori e Paolo Nespoli si trovano entrambi in orbita mentre lo strumento AMS-02 viene installato sulla ISS, dopo l’installazione della ELC-3 lanciata con lo stesso shuttle.

AMS-02 è uno strumento scientifico dedicato allo studio dei raggi cosmici (particelle cariche ad altissima energia da cui siamo bombardati costantemente) e della materia oscura (che sappiamo esistere per i suoi effetti gravitazionali ma non vediamo). È collocato nella parte alta del segmento S3 ed è proprio questo strumento che Luca Parmitano ha riparato durante una delle sue EVA nel 2019.

Durante questa missione, è stato installato un altro pezzo sul Canadarm-2, l’ Orbiter Boom Sensor System, allungandolo fino a 30m. Nello shuttle Endeavour è presente l’altro gemello del famoso esperimento, Mark Kelly. A questo punto, la ISS è davvero una villa di lusso eccezionale in orbita intorno a noi e il programma space shuttle è arrivato ormai alla sua fine (l’ultima missione sarà la STS-135 dell’Atlantis nel luglio 2011).

Eeppure, passato qualche anno, ci si accorge che qualcosina può essere ancora aggiunta.

19. The Bigelow Expandable Activity Module (BEAM)

Lancio e installazione: 8 aprile 2016 e 16 aprile 2016

Veicolo: Space-X/Dragon

Equipaggio sulla stazione: Sergey Ryzhikov, Shane Kimbrough, Andrey Borisenko, Kate Rubins, Anatoly Ivanishin, Takuya Onishi (Expedition 49)

Sinistra: trasferimento di BEAM nel boccaporto posteriore del modulo Tranquillity, dopo aver raggiunto la ISS tramite la missione Falcon 9/Space X CRS-8 . Destra: processo di espansione del BEAM (2016). Credits: NASA

Il BEAM nasce come dimostrazione tecnologica di spazio espandibile, fondamentale per le missioni spaziali future perché ridurrebbe il volume alla partenza senza togliere spazio vivibile agli astronauti. Inoltre è provvisto di un grado di protezione variabile dalle radiazioni solare e cosmica, dalla spazzatura spaziale e da altri elementi non proprio benvenuti. La sua “dimostrazione” potrebbe terminare quest’anno. Purtroppo, a marzo 2020 l’azienda produttrice e ideatrice del progetto BEAM ha dichiarato fallimento, rinunciando a tutti i progetti futuri.

Nel 2016 e nel 2019 sono stati lanciati, tramite gli Space X CRS-9, i due International Docking Adapter (IDA) per la conversione del sistema di docking obsoleto, APAS-95, in quello attuale, il NASA Docking System.

Questi, attualmente, sono gli ultimi pezzi aggiunti alla nostra splendida casa spaziale. Possiamo osservarla da Terra come un veloce puntino luminoso nel cielo mente dentro di noi sogniamo di poterla vedere, noi stessi, direttamente nello spazio in tutta la sua magnificenza. Nel seguente video della NASA, infine, possiamo rivivere in due minuti tutte le operazioni di assemblaggio viste finora.