SpaceX porta a termine Starlink 13, la seconda missione del mese di ottobre, rilasciando in orbita altri 60 satelliti Starlink. Continua a crescere quindi la mega costellazione, che presto uscirà dalla fase di beta privata per iniziare quella pubblica.
Sale a quota 833 il numero di satelliti portati in orbita con la missione denominata Starlink 13. Si tratta del quattordicesimo lancio effettuato da SpaceX per creare la propria rete in grado di fornire internet satellitare. La prima missione, avvenuta a maggio 2019, serviva solamente per testare le funzioni base degli Starlink. SpaceX nell’ultimo periodo sta facendo deorbitare quei primi 60 satelliti, per lasciare posto agli Starlink di ultima generazione. Questi saranno effettivamente in servizio, con una vita operativa di circa 5 anni.
Per la missione Starlink 13 SpaceX ha utilizzato il Falcon 9 con numero di serie B1051, riutilizzandolo con successo per ben sei volte. Anche le due coperture che hanno protetto i satelliti sono riutilizzate. Per loro infatti, questa è stata la terza missione.
Liftoff! pic.twitter.com/nocQLTMe1G
— SpaceX (@SpaceX) October 18, 2020
Tra successi e problematiche
I satelliti di SpaceX hanno fatto molto discutere a causa della loro luminosità e sull’impatto che questa ha sulle osservazioni astronomiche. Gli Starlink però, e le megacostellazioni in generale, potrebbero interferire anche nell’uso dei radiotelescopi. Questi infatti sfruttano parte delle stesse bande di frequenza utilizzate dai satelliti come Starlink o per le telecomunicazioni e ciò potrebbe rendere più difficoltoso le ricerche. Il progetto SKA, che abbiamo trattato qui, ha iniziato alcuni studi preliminari proprio per capire l’impatto di queste nuove costellazioni sulla radioastronomia.
Nonostante queste problematiche, Starlink sta avendo successo sia per il servizio di connessione ad internet che offre sia per la struttura vera e propria dei satelliti. SpaceX è in grado di produrre gli Starlink molto velocemente, fino a 120 in un solo mese. Presto potrebbe realizzarli anche per trasportare strumentazione per conto di aziende terze e gli Starlink potrebbero svolgere la funzione di bus. È il caso della Space Development Agency che ha affidato sia a SpaceX che a L3Harris la costruzione di satelliti che poi verranno utilizzati per il rilevamento e tracciamento di missili balistici ed ipersonici.
Con Starlink 13 salgono a 833 satelliti portati in orbita, la connessione ad internet presto diventerà sempre più veloce e stabile, riuscendo a garantire anche una copertura sempre migliore. Gli ingegneri stanno lavorando molto anche a livello software, riuscendo ad aumentare la velocità di trasmissione delle informazioni di 2,5 volte. Grazie ai numerosi dati ricavati dai primi beta tester, SpaceX ha riscontrato una latenza media di circa 30 millisecondi. Un dato equiparabile a quello di molti altri servizi di connessione.
L’azienda di Musk ha installato le antenne Starlink anche nella riserva della tribù di nativi americani Hoh, situata in una zona remota dello stato di Washington. In questa riserva la connessione ad internet era totalmente assente ed ora gli abitanti potranno finalmente avere accesso a tutti i servizi online. Come dichiarato da Melvinjohn Ashue, vicepresidente presso la Hoh Tribal Business Committee tale connessione potrà essere utilizzata sia per la didattica che per la telemedicina.
Di nuovo il sesto volo di un Falcon 9
SpaceX riesce nuovamente a riutilizzare con successo un proprio Falcon 9 per la sesta volta. Un evento simile accadde per la prima volta con la missione Starlink-10 ed ora l’azienda di Musk si è ripetuta.
Il B1051 è diventato famoso per aver portato in orbita la prima capsula Dragon V2 durante la missione Demo-1, il 2 marzo 2019. Successivamente ha portato in orbita i satelliti RADARSAT, per poi essere utilizzato nelle missioni Starlink numero 3, 6 e 9.
L’azienda aerospaziale californiana è riuscita ancora una volta a dimostrare la grande affidabili dei propri razzi, anche dopo ben sei voli. Le missioni Starlink inoltre, sono quelle che attualmente detengono il record di massa di carico immesso in orbita bassa per SpaceX. Grazie a tali successi, anche la NASA e la Space Force hanno iniziato a modificare i contratti stipulati con l’azienda di Musk per l’utilizzo di Falcon 9 che abbiano già volato. Questo porterà ad un considerevole risparmio per gli enti governativi.
Falcon 9’s first stage has landed on the Of Course I Still Love You droneship pic.twitter.com/mGBLwsC6Gs
— SpaceX (@SpaceX) October 18, 2020
Non solo il primo stadio, ma con la missione Starlink-13 SpaceX ha riutilizzato anche le due coperture per ben 3 volte. Nella precedente missione ciò accadde solamente per una dei queste due componenti. Si tratta quindi della prima volta entrambi i fairing volano per 3 volta. Ognuna di queste due parti ha un costo di produzione di circa 3 milioni di dollari, che rappresenta il 10% del costo dell’intero Falcon 9.
Dopo la partenza sono entrate in azione le due navi Ms. Tree e Ms. Chief per tentare di recuperarle al volo.
Durante la cattura di una delle due coperture qualcosa sembra essere andato storto, con il guscio che ha sfondato la rete, finendo sul ponte della nave. Fortunatamente non sembrano esserci stati grossi danni ed anche l’equipaggio non è stato ferito. Sembra che il motivo del recupero accidentato sia dovuto al cedimento di un angolo della rete.
Oh look, there’s a fairing caught by one of the sisters! ? pic.twitter.com/kzeAQljQsV
— Chris B – NSF (@NASASpaceflight) October 18, 2020
Sembra inoltre che anche il secondo fairing sia stato recuperato con successo. Nel tweet seguente il momento del rilascio dei satelliti.
Deployment of 60 Starlink satellites confirmed pic.twitter.com/QVv8m7gClz
— SpaceX (@SpaceX) October 18, 2020