Capita nei film di fantascienza di assistere a scene di ribellione da parte di robot, ma questa volta la questione appare molto più reale. L’11 ottobre dall’account Twitter di Fedor, robot umanoide russo che ha vissuto a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, sono partiti alcuni Tweet che hanno suscitato non poche polemiche. L’androide infatti ha accusato Samokutyaev e Suraev, due ex-cosmonauti e deputati della Duma, di essere stati ubriachi durante una delle loro missioni sulla ISS. Le accuse si riferiscono in particolare ad un video girato nel 2014 durante il quale i due cosmonauti sono apparsi con il viso gonfio e arrossato. Queste, per Fedor, sarebbero le prove lampanti dell’ebrezza dei due.
Non si sono fatte attendere le repliche dei cosmonauti. “L’alcol non può essere presente lì (sulla ISS) per due motivi: in primo luogo, perché è vietato, e il secondo motivo è che se fosse presente sarebbe subito rilevato dai sensori dei gas e dagli appositi collettori” ha detto Samokutyaev. E poi, più duro, “Sono indignato per l’insulto sul piano personale e professionale. Andrò in tribunale, non lo lascerò andare, e anche Maxim Suraev. Siamo eroi della Russia e deputati della Duma di Stato. Questa è una questione di giurisdizione”. Pare dunque che Fedor dovrà presentarsi in tribunale, o perlomeno dovrà farlo chi gestisce il suo account.
I retroscena
La situazione è molto tesa e lascia spazio a numerosi retroscena. Quantomeno singolare è che le dichiarazioni scottanti di Fedor siano arrivate all’indomani delle critiche che Maxim Suraev ha mosso a Roscosmos e al suo programma spaziale.
Una settimana fa il cosmonauta ha twittato un’immagine che confrontava l’interno del veicolo russo Soyuz con quello della navicella spaziale Crew Dragon di SpaceX con la didascalia: “Niente da dire che si può vedere di persona”.
Suraev ha anche twittato un breve video clip del fondatore di SpaceX Elon Musk che dice: “Il trampolino funziona”, dopo il successo del lancio della missione Demo-2 sulla Stazione Spaziale Internazionale. Questo era un riferimento beffardo all’insulto di Rogozin. Dopo essere stato sanzionato dall’amministrazione Obama in seguito all’invasione della Crimea, Rogozin aveva infatti detto che la NASA potrebbe arrivare nello spazio su un trampolino se non voleva più lavorare con il programma spaziale russo.
Appaiono ancora più strane le dichiarazioni dell’agenzia spaziale russa, che si è subito dichiarata del tutto estranea alla questione dei tweet. Attraverso il suo direttore, Roscosmos ha infatti fatto sapere di non essere coinvolta nella gestione dell’account Twitter del robot umanoide, e di non aver in alcun modo contribuito alla diffusione di queste (pesantissime) accuse. Questo però risulta parecchio sospetto. In precedenza sull’account del robot sono comparse numerose fotografie che potevano essere scattate solo da una persona che ha accesso al robot stesso e al cosmodromo di Baikonur. Da notare inoltre, che il profilo di Fedor è stato cancellato poche ore dopo la pubblicazione dei tweet incriminati.
Le ipotesi
In molti sospettano che dietro il profilo social di Fedor si celi proprio Rogozin, l’amministratore di Roscosmos. L’ipotesi più discussa (e di sicuro la più intrigante) è che questi tweet così velenosi non siano altro che una “vendetta” del direttore russo.
Da ormai molto tempo, analisti spaziali russi indipendenti avvertono che il programma sta scivolando nel “Medioevo” sotto una cattiva gestione, e Rogozin è stato accusato di essersi arricchito a spese di Roscosmos. Queste insinuazioni non sono mai state digerite dal direttore, che spesso ha risposto con affermazioni colme di risentimento. Quindi non si tratterebbe di un caso isolato, ma in assenza di prove, queste ipotesi rimangono pure speculazioni. Di sicuro ai piani alti della Roscosmos l’aria è diventata pesante e probabilmente i tweet di Fedor saranno ancora al centro di numerose discussioni. Che le macchine abbiano finalmente acquisito il libero arbitrio? Ai posteri l’ardua sentenza.
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