La notizia che questa settimana ha fatto parlare un po’ tutti è sicuramente stata la scoperta di molecole di fosfina nell’atmosfera di Venere. Una scoperta di cui si è discusso parecchio (giustamente!) e che ormai abbiamo capito che non riguarda la scoperta di vita su Venere ma solo di una molecola che sulla Terra si origina con l’attività di alcuni microbi. Su Venere potrebbe essere diverso. Questa scoperta, e la conseguente ignoranza sulla sua origine, hanno inevitabilmente riportato interesse nell’esplorazione di Venere. Ovviamente una missione interplanetaria non si programma in pochi giorni, ma da lunedì, giorno della condizione di questa scoperta, sono già pervenuti molti segnali interessanti dal mondo aerospaziale. Questi segnali lasciano intendere che un crescente interesse per Venere potrebbe non essere una moda passeggera.
Rocket Lab
Una delle reazioni più entusiaste e al contempo non inaspettate del settore industriale è arrivata da Peter Beck, fondatore e AD di Rocket Lab. Da parecchie settimane lo stesso Peter si era dimostrato a più riprese molto interessato all’esplorazione di Venere. L’azienda ha dichiarato quest’estate di star lavorando ad una missione in grado di spedire due cubesat attraverso l’atmosfera di Venere, con l’utilizzo del loro vettore Electron e della piattaforma satellitare Photon.
L’annuncio di star lavorando alla fattibilità di una missione per Venere poteva sembrare una specie di dimostrazione teorica delle capacità della loro piattaforma, ma dopo questa settimana c’è tutta una nuova prospettiva da tenere in considerazione.
La missione di Rocket Lab dovrebbe partire nel 2023 ed essere finanziata esclusivamente da privati. Sarebbe probabilmente una cosa mai fatta prima per una missione puramente scientifica. Dopo l’annuncio di lunedì il New York Times titolava: La ricerca della vita su Venere potrebbe iniziare da questa compagnia privata.
Breakthrough Initiatives
Un’altra realtà, opposta all’azienda aerospaziale, ha dimostrato interesse per Venere subito dopo la scoperta di lunedì: BREAKTHROUGH INITIATIVES.
Questa associazione è stata fondata dall’imprenditore russo Yuri Milner. Le Breakthrough Initiatives hanno ad esempio finanziato il progetto di una vela solare in grado di raggiungere Alpha Centari in alcune decine di anni. Ora hanno formalmente aperto un progetto di ricerca, coordinato da Sara Seager, professoressa di scienze planetarie, fisica e ingegneria aerospaziale presso il Massachusetts Institute of Technology (MIT). Questo gruppo sarà formato da astronomi, astrobiologi, chimici e ingegneri da tutto il mondo e avrà lo scopo di esaminare la possibilità che ci sia vita su Venere. Se la risposta sarà affermativa, il gruppo analizzerà le sfide tecniche di una missione esplorativa.
NASA
Arriviamo infine alle voci grosse. Jim Bridenstine, amministratore della NASA, ha pubblicato un breve articolo sul blog dell’Agenzia Spaziale Americana in cui rimarcava l’importanza della scoperta della molecola di fosfina su Venere. Bridenstine ovviamente ha ricordato che sono in fase di revisione quattro missioni planetarie, appartenenti al programma Discovery, e due di queste sono proposte proprio verso Venere. La prima, chiamata VERITAS, è una sonda per la mappatura e lo studio della superficie di Venere. La seconda, DAVINCI+, è una missione che comprende anche un modulo che arriverà sulla superficie di Venere e studierà la sua atmosfera durante la discesa. Se fosse confermata, sarebbe solamente la seconda missione nella storia della NASA verso la superficie di Venere. Le altre due missioni riguardano invece lo studio di IO, un satellite gioviano e di Tritone, una luna di Nettuno.
Lo Stesso Jim Bridenstine ha dichiarato che il processo di selezione fra queste 4 proposte sarà equo e imparziale. Nemmeno 20 ore prima, in un tweet l’amministratore della NASA commentava però la notizia della scoperta di fosfina su Venere con le seguenti parole: It’s time to prioritize Venus. Staremo a vedere.
ESA
Un’altra missione particolarmente entusiasmante, e sulla buona strada per concretizzarsi, è EnVision. Questa è un progetto dell’agenzia spaziale europea, in collaborazione con la NASA stessa. Lo scopo di EnVision è quello di studiare la geologia del pianeta, la sua atmosfera e di provare a rispondere alla fatidica domanda: perché Venere e Terra hanno avuto un’evoluzione e un destino così diverso?
Questa missione potrebbe essere più completa delle due attualmente in corsa nel programma Discovery. EnVision ha infatti obiettivi più ampi, anche se conseguentemente meno specifici. La conseguenza di questo potrebbe essere un ragionamento strategico della NASA, che potrebbe accettare almeno una delle missioni verso Nettuno o Giove e allo stesso tempo aumentare la sua partecipazione in EnVision. Questo ovviamente è uno scenario speculativo, abbastanza estraneo alle scelte di selezione rigorose del programma Discovery promesse da Jim Bridenstine. Sopratutto se consideriamo che la partenza della missione EnVision è prevista circa 7 anni dopo quella delle missioni Discovery.
Russia
Dall’altra parte della cortina, per usare un termine forse non così anacronistico, non sono mancate ad inizio settimana le dichiarazioni russe. L’amministratore di Roscosmos, Dmitry Rogozin, ha chiamato Venere “un pianeta Russo”, forse dimentico di aver additato poche settimane fa la NASA di colonialismo per le missioni Artemis.
Ovviamente bisogna dare atto al programma spaziale sovietico prima, e russo poi, di aver osservato ed esplorato il pianeta Venere come non ha mai fatto nessuno finora. Gli americani arrivarono per primi in orbita con la sonda Mariner 2 nel 1962, ma poi i sovietici riuscirono ad arrivare per primi (e ancora unici) sulla superficie con la sonda Venera 7, che si distrusse in pochi secondi. Con la sonda Venera 9 riuscirono poi a scattare la prima immagine dalla superficie.
Nemmeno un mese fa lo stesso Rogozin disse di ritenere Venere più interessante di Marte.
Non c’è nessuna missione programmata
Attualmente la Russia sta lavorando ad una missione per il pianeta Venere chiamata Venera-D. Questa sarà una sonda veramente complessa che studierà il pianeta sotto molteplici punti di vista. A bordo avrà anche (presumibilmente) un lander studiato per resistere sulla superficie fino a 3 ore. Un tempo particolarmente lungo per le condizioni della superficie venusiana.
Lo sviluppo di questa missione è però parecchio turbolento: la Russia ci sta lavorando dal 2005, e la sua partenza è prevista non prima del 2026. Uno dei compiti più caratteristici di questa sonda sarà studiare la superficie alla ricerca di siti interessanti per future missioni più complesse verso l suolo di Venere.
In conclusione, quale sarà il futuro di Venere?
A tutte le missioni di cui abbiamo parlato finora si aggiungono altre proposte, alcune di NASA, altre di ESA; c’è perfino una proposta indiana per mandare una sonda verso Venere. Fra tutte queste le più probabili sono però quelle di cui abbiamo discusso poco sopra.
Attualmente le partenze delle due missioni NASA del programma Discovery (se venissero confermate) sarebbero nel 2021, le prime a partire. Poi toccherebbe a quella di Rocket Lab nel 2023 e a Venera-D nel 2026. La missione Indiana ha invece una data prevista di lancio nel 2023 ma ancora non si sa nemmeno a che punto sia lo sviluppo. Per tutte le altre proposte si discute per lanci nel 2028/2030, anche per EnVision. L’aspetto conclusivo di tutto questo articolo è quindi che difficilmente vedremmo spuntare nuove missioni da zero entro pochi mesi. ma se si trovasse il modo di confermare la presenza di fosfina, e magari la sua origine, entro il 2021-2022 potremmo assistere alla crescita di missioni verso Venere negli sul finire degli anni ’20 e nei prossimi anni’30. non prima.
Quello che potrebbe fare la scoperta di fosfina dal punto di vista pratico e immediato è invece accelerare le conferme delle missioni venusiane attualmente in sviluppo. E’ bene infatti chiarire che di tutte le missioni di cui abbiamo parlato finora (e anche di quelle di cui non abbiamo parlato) non ce n’è una sola che sia stata confermata ufficialmente. Anzi no, sembra che l’unica sia quella di Rocket Lab!
Questo articolo è comparso per la prima volta nella Newsletter di Astrospace.it del 19 settembre 2020 alla quale ci si può iscrivere direttamente inserendo da qui: