Venerdì l’amministratore dell’Agenzia Spaziale Russa (Roscosmos) Dmitry Rogozin ha rilasciato alcune dichiarazioni sui loro prossimi progetti e ambizioni. In particolare stanno facendo discutere molto le affermazioni riguardo SpaceX e il ritorno della Russia su Venere. Andiamo con ordine.
Il ritorno su Venere
Parlando di Venere, si usa il termine ritorno perchè in effetti l’Unione Sovietica è ancora l’unica ad aver posato una sonda sulla superficie del pianeta. A partire dal 1962 furono infatti lanciate ben 16 sonde del programma Venera verso l’omonimo pianeta. Nel 1983 fu lanciata l’ultima del programma.
Ben 10 di queste sonde riuscirono ad arrivare alla superficie del pianeta, uno dei luoghi più difficili da raggiungere dell’intero sistema solare. Alcune sopravvissero abbastanza da scattare delle foto, con altre si persero i contatti una volta penetrare negli strati inferiori dell’atmosfera. Sotto la densa atmosfera del pianeta vengono infatti registrate più di 100 atmosfere di pressione. Nel 1981 la missione Venera 13 riuscì a scattare la prima foto a colori della superficie del pianeta.
Non è quindi ingiustificato in fatto che Dmitry Rogozin definisca Venere un pianeta russo. Allo stesso tempo è discutibile il fatto che lo definisca “Più interessante di Marte”. Venere è sicuramente il pianeta più simile alla Terra del sistema solare, per lo meno per quanto riguarda le dimensioni. La sua densa atmosfera, composta al 98% di anidride carbonica, potrebbe poi essere un grandissimo aiuto nel comprendere meccanismi e conseguenze utili allo studio del cambiamento climatico sulla Terra.
Riguardo gli aspetti pratici, Rogozin ha dichiarato che si sta studiando una missione per tornare sulla superficie dei Venere ma anche per riportare dei campioni di rocce sulla Terra. Questa seconda missione, probabilmente annunciata in risposta alla Mars Sample Return di NASA e ESA, risulta veramente poco plausibile. Partire da Venere è sicuramente molto più complicato che partire da Marte. Se poi consideriamo che le missioni di recupero di terreno marziano sono previste per il 2026/2027, queste dichiarazioni di Rogozin appaiono veramente poco “pratiche”.
La sfida a SpaceX
Oltre ad aver annunciato la volontà di tornare su Venere, Rogozin ha lanciato una “sfida” a SpaceX. Dopo il successo della missione della Dragon, che ha restituito agli USA la capacità di tornare in orbita, Roscosmos ha perso il monopolio dato dalle Soyuz.
Prima, la NASA pagava il passaggio verso la ISS all’agenzia russa, con prezzi che negli ultimi anni sono arrivati a superare i 90 milioni di dollari a passeggero. La capsula Dragon è stata subito criticata dalla Russia, con osservazioni che sono apparse subito poco sensate. L’ultima di queste, espressa proprio venerdì da Rogozin, riguarda l’atterraggio. E’ stato considerato troppo movimentato e “piuttosto agitato”. Difficile pensare che possa esserlo stato più di quello della Soyuz.
Oltre alle osservazioni sulla Dragon, Rogozin ha annunciato che sono al lavoro su un vettore riutilizzabile con motore a metano (come il Raptor della Starship o il BE-4 di Blue Origin). Ha inoltre detto che questo razzo andrà a sostituire il Soyuz-2 e sarà riutilizzabile fino a 100 volte. Non sarà un progetto copiato da quello di SpaceX ma avrà delle caratteristiche tipiche.
E’ importante notare come i progetti di nuovi vettori solitamente impiegano una media di 7-10 anni dal momento del primo annuncio al momento del primo volo. Data l’innovazione che sembra avere questo vettore russo potrebbero volercene molti di più. Rogozin inoltre, uomo fedelissimo di Putin, non è nuovo a dichiarazioni di stampo “propagandistico”. Tutte queste affermazioni andrebbero dunque prese per quello che sono: una manifestazione della volontà russa di tornare una grande potenza spaziale, ma con la conseguente difficoltà di budget e risorse, dovute alla situazione economica dell’agenzia e della Russia stessa.