La progettazione e costruzione di capsule americane di nuova generazione, come la Crew Dragon di SpaceX, è nata dall’esigenza di non dipendere più dalle Soyuz russe. Oltre a delle ovvie motivazioni politiche, questo sforzo americano è finalizzato a raggiungere forse l’unico obiettivo fallito dallo Shuttle: un accesso economico all’orbita bassa terrestre.
Come abbiamo già visto, una delle opzioni sul tavolo della NASA era il razzo Ares I, tuttavia a causa di errori tecnici e scelte politiche tutto si concluse in una grande confusione. Caos dal quale emerse il programma che ci è ora molto familiare: il Commercial Crew Program. Con un approccio innovativo, nel 2010 la NASA inziò a valiare la possibilità di affidare a dei privati il trasporto degli astronauti americani sulla ISS. Alla fine del processo di selezione, nel 2014, SpaceX con la Crew Dragon e Boeing con la Starliner si aggiudicarono il corposo contratto di sei voli ciascuno per il trasporto degli astronauti americani.
A meno di una settimana dal primo lancio con equipaggio da parte di SpaceX, è giunta l’ora di guardare ai numeri del programma e cercare di capire se gli sforzi della NASA per aprirsi ai privati sono stati fruttuosi oppure inefficienti come il programma SLS.
Una prima analisi: Soyuz VS Crew Dragon
Prima di fare un confronto di natura economica-storica, ossia i costi del CCP rispetto agli altri programmi americani come Shuttle, Apollo, ecc… , è utile analizzare il prezzo della nuova Dragon rispetto alla “concorrente” russa: la capsula Soyuz.
La NASA, dal 2006 a oggi ha acquistato circa 70 posti sulle Soyuz russe per i propri astronauti e da allora il prezzo è costantemente aumentato. In totale, la NASA ha pagato oltre 3.9 miliardi di dollari alla Russia per mantenere una continua presenza americana sulla ISS. Dai rapporti dell’OIG, è possibile notare come il prezzo per posto è passato dai circa 30 milioni di dollari del 2006 agli oltre 90 per gli ultimi posti del 2020.
Il prezzo del singolo posto sulla Crew Dragon è stato accuratamente stimato dalla Planetary Society sulla base dei dati NASA. In base a questo resoconto, il prezzo per singolo posto sulla capsula di SpaceX si aggirebbe in tra i 60 e 67 milioni dollari, un netto risparmio rispetto alla Soyuz. Interessante notare come invece la Starliner si attesti ad un prezzo leggermente superiore alla capsula russa: 91-99 milioni per posto.
Il primato della capsula di SpaceX: è la più conveniente.
Sempre grazie alle analisi della Planetary society è possibile osservare i costi di sviluppo dei vari programmi NASA nel corso degli ultimi sessant’anni rispetto al CCP. In ogni caso è doveroso precisare che questi dati vanno presi con grande cautela. Infatti ogni veicolo ha le proprie peculiarità, quindi non si sta facendo un vero e propio confronto diretto tra veicoli molto simili. Per esempio, non dovrebbe stupire il fatto che il costo del modulo di comando dell’era Apollo sia nettamente superiore a tutti gli altri programmi. Infatti quel preciso progetto era destinato all’esplorazione lunare, molto più complessa del solo accesso all’orbita bassa terrestre come nel caso della Dragon. In aggiunta, ogni singola tecnologia sviluppata per il programma Apollo era progettata e costruita per la prima volta. Nel 2020 molte parti fondamentali delle nuove capsule sono invece tecnologie già rodate, anche se aggiornate e migliorate.
Considerate queste importanti premesse, i costi di sviluppo della Crew Dragon ammontano a 1.7 miliardi di dollari (aggiustando con un apposito indice per l’inflazione). Di conseguenza, la capsula di SpaceX è a tutti gli effetti la meno costosa della storia dell’esplorazione spaziale americana. Al secondo e terzo posto, quasi a pari merito, ci sono la Mercury e la Starliner con 2.7 e 2.8 miliardi.
Costo di sviluppo della capsula (Aggiustato all’inflazione) | |
Mercury | 2.7 Miliardi di $ |
Gemini | 7.6 Miliardi di $ |
Apollo CSM | 30.9 Miliardi di $ |
Space Shuttle | 27.4 Miliardi di $ |
Crew Dragon (SpaceX) | 1.7 Miliardi di $ |
Starliner (Boeing) | 2.8 Miliardi di $ |
Orion | 23.7 Miliardi di $ |
Oltre all’efficenza di SpaceX, è utile ricordare che l’azienda californiana ha anche beneficiato degli sviluppi di un altro programma: il Cargo Resupply Service che portò allo sviluppo della prima Dragon. Un quadro degli investimenti NASA nel settore privato viene da un rapporto dell’OIG del 2018. In totale gli investimenti NASA verso SpaceX al 2024 saranno di circa 7.7 miliardi. Di Questi 3.6 saranno spesi nella variante della Dragon per il trasporto umano.
Tuttavia i dati più interessanti sono i costi totali dei singoli programmi, da cui si può osservare la bontà del lavoro svolto nell’intero Commercial Crew Program. Infatti per “soli” 7.6 miliardi, la NASA è riuscita a sviluppare due sistemi di trasporto contro gli 11.9 del programma Gemini che sviluppò una sola capsula. In questo senso è possibile affermare che la parternship tra NASA e privati è una ricetta di successo nonostante i non trascurabili ritardi.
Costo totale del programma (Aggiustato all’inflazione) | |
Mercury | 2.7 Miliardi di $ |
Gemini | 11.9 Miliardi di $ |
Apollo CSM | 175 Miliardi di $ |
Space Shuttle | 50.1 Miliardi di $ |
Commercial Cargo & Crew | 7.6 Miliardi di $ |
Orion | 23.7 Miliardi di $ |
Per maggiori dettagli sulle stime, l’articolo della Planetary Society.