Approfondimento
| On 4 anni ago

Perchè la NASA ha usato la Soyuz per quasi 10 anni?

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Il 27 maggio NASA e SpaceX metteranno fine ad un periodo particolare della storia americana nello spazio. Dopo quasi 10 anni di dipendenza dalle capsule russe, gli Stati Uniti riprenderanno a portare astronauti americani nello spazio con una capsula americana e con un razzo americano. Per tutte queste ragioni il primo lancio della Dragon 2 di SpaceX è fondamentale. Ma com’è possibile che gli Stati Uniti e la NASA siano stati costretti a fare affidamento sui russi per ben 10 anni? La ragione principale è una: la confusione.

Targa commemorativa montata sul rover marziano Spirit. Credits: NASA

Per capire perchè la NASA sia rimasta 10 anni senza una capsula per astronauti dobbiamo per forza di cose partire dallo Space Shuttle e da una data in particolare: 1 febbraio 2003.

Quel giorno si scrisse una brutta pagina della storia dell’esplorazione spaziale. Lo Space Shuttle Columbia stava tornando a terra dopo esser stato 15 giorni nello spazio. Alle 9:00:53, in piena fase di rientro dallo spazio, lo Shuttle si distrusse in volo: persero la vita tutti e sette gli astronauti a bordo. La causa fu un danno allo scudo termico di un’ala, che durante il rientro cedette, mandando in frantumi l’intero Shuttle.

Indubbiamente non fu un momento facile per la NASA per l’America e per tutti gli appassionati di esplorazione spaziale e astronauti del mondo. Quell’incidente diede inizio ad una revisione completa di tutto il programma Shuttle, che si fermò per ben due anni fino a giugno del 2005. Dall’analisi completa del programma emersero molte difficoltà, legate in particolare alla sicurezza e al budget incredibilmente alto che ogni volo richiedeva. Era l’inizio della fine dell’era dello Space Shuttle.

Proprio nel 2005, in prospettiva del pensionamento dello spazioplano americano, l’amministratore della NASA Michael D. Griffin, commissionò uno studio che portò alla nascita del programma Constellation. Tre erano gli obiettivi di questo programma:

  1. Completare la Stazione Spaziale Internazionale. (2009)
  2. Portare nuovamente un astronauta americano sulla Luna. (2020)
  3. Portare il primo uomo su Marte.

All’interno di questo programma lo Shuttle non aveva grande posto. Certo, era ancora l’unico mezzo in grado di portare in orbita i moduli della Stazione Spaziale Internazionale, ma completata quella sarebbe andato in pensione. Con i soldi risparmiati si sarebbe finanziato il programma Constellation. In questi si prevedeva inoltre di concludere i finanziamenti alla ISS nel 2017, per poi convogliare anche quel budget sull’esplorazione di Luna e Marte.

All’interno del programma Constellation erano presenti due grandi vettori: L’Ares 1 e l’Ares V. Questi due razzi avrebbero lanciato una nuova capsula americana: la Orion. Il primo l’avrebbe portata sulla ISS, il secondo sulla Luna e oltre.

Gli elementi costituitivi del defunto programma Constellation. Sulla sinistra il razzo Ares 1, avrebbe dovuto portare la prima versione della capsula Orion (subito alla sua destra) sulla ISS. Al centro il grande razzo Ares V. sarebbe stato poco meno potente del Saturn V. Alla sua destra il progetto del modulo lunare Altair.

La Cancellazione di Constellation

Sul finire del 2009 si fece però un’altra grande revisione del programma Constellation che portò il Presidente Obama a firmare la sua cancellazione il 1 febbraio del 2010. Continuare sulla strada proposta da Constellation sarebbe infatti stato un suicidio; la Nasa non avrebbe mai avuto abbastanza soldi per tornare sulla Luna nel 2020 e per completare tutte le infrastrutture di lancio necessarie per provarci. Il programma Constellation aveva una previsione di Budget di circa 250 Miliardi di Dollari. Un’enormità, che comunque non sarebbero stati sufficienti per raggiungere gli obiettivi previsti. In quegli anni un grande supporto internazionale non era infatti stato previsto. Come non erano ancora presenti così tante aziende private, piccole e grandi, nel settore aerospaziale come ce ne sono oggi.

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Nel 2009 era inoltre previsto il ritiro dello Space Shuttle, ma dopo le modifiche apportate al progetto nel 2005, aumentavano sempre di più le richieste di missioni. Nel 2009 venne ad esempio eseguita l’ultima revisione del telescopio Hubble, una delle missioni più pericoloso e complicate della storia, ma fu un completo successo. La confusione in quegli anni non era quindi poca.

In pratica, quello che successe nel 2010 è che si cancellò il programma che avrebbe anche dovuto sostituire lo Space Shuttle, che sarebbe a sua volta stato cancellato l’anno dopo.

Quando Obama decise la fine del programma Constellation dichiarò che la Orion non avrebbe più trasportato astronauti sulla ISS ma che dopo l’ultimo lancio Shuttle lo avrebbero fatto le Soyuz, in attesa di una nuova capsula americana. La Orion sarebbe invece rimasta come mezzo per raggiungere lo spazio profondo. Il suo progetto stava infatti sfuggendo completamente, tanto che ad un certo punto un prototipo è diventato perfino troppo pesante per essere lanciato con il razzo previsto. Si sarebbe dovuto cancellare tutto e riiniziare da capo. Ares 1 e Ares V sarebbero invece stati sostituiti da un unico lanciatore, poco meno potente dell’Ares V: lo Space Launch System. Insieme a loro è stato cancellato anche il programma di Altair, un lander per scendere sulla superficie lunare.

Obama durante il suo discorso dopo la cancellazione di Constellation nel 2011. Alle sue spalle un mockup della capsula Orion.

Sicuramente in quegli anni fu una scelta difficile cancellare l’intero programma Constellation, sopratutto lasciandone alcuni progetti apparentemente “senza uno scopo preciso” come Orion e SLS. Il progetto di una nuova capsula americana arrivò proprio nel 2010 quando si gettarono le basi del Commercia Crew Program.

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Il Commercial Crew Program

Ad inizio del 2010, subito dopo la cancellazione del programma Constellation vennero finanziate quattro diverse aziende con un totale di 50 milioni di dollari per iniziare a studiare delle proposte di nuove capsule commerciali. Fra queste c’era Blue Origin, Boeing, Paragon Space Development Corporation, Sierra Nevada Corporation, United Launch Alliance. SpaceX non partecipò ancora a questo primo bando. Ad Aprile del 2011 seguì invece una seconda fase di finanziamenti, per un totale di 270 milioni di dollari. Questa volta partecipò anche SpaceX, con il primo prototipo della Dragon 2.

A queste seguirono altre fasi in cui si inserirono varie proposte, di varie aziende finché nel 2014 la NASA dichiarò che SpaceX e Boeing furono scelte per costruire le nuove capsule americane. La prima avrebbe portato astronauti americani in orbita con Dragon 2 e ricevette dalla NASA 2.6 Miliardi di dollari. Boeing invece presentò la CST-100 Starliner costruita con 4.2 miliardi di dollari di Budget ricevuti dalla NASA.

I 9 astronauti della NASA che partecipano al programma Commercial Crew con alle spalle le due capsule. Sulla sinistra la Starliner, sulla destra la Dragon.

Anche all’interno del Commercial Crew Program è regnata per un po’ la parola confusione, sopratutto negli ultimi due anni. Entrambe le capsule avrebbero dovuto essere pronte pressapoco nel 2017/2018 ma così non è stato. Su questi ritardi, in particolare su quelli della Starliner di Boeing ( che non volerà prima del 2021) si è speculato parecchio. Elon Musk ha più volte dichiarato che il Budget NASA era decisamente troppo poco per rispettare i tempi e sembra inoltre che Boeing abbia ricevuto ulteriori 300 milioni, nonostante quasi il doppio ricevuto inizialmente.

Come abbiamo visto all’inizio di questo articolo sono però state molte le scelte che hanno portato a questo decennio di dipendenza russa, non è solo colpa dei ritardi di Boeing e SpaceX. Il fatto che la direzione dei grandi progetti della NASA sia direttamente vincolata alle scelte politiche non ha mai aiutato. Ogni presidente ha infatti la sua idea e il rischio che un presidente cambi direzione rispetto al precedente c’è sempre. In più, i progetti NASA come erano Ares 1 e Ares V e come lo sono SLS e Orion adesso, sono sempre soggetti a grandi pressioni politiche. Sono infatti molti i governatori e i senatori statali che premono per avere un pezzo della produzione di questi grandi progetti nei loro stati. Questo di certo non aiuta la velocità di completamento e la convenienza dei vari progetti. Tutto ruota intorno alla confusione.

Si chiude un cerchio

Quando l’8 Luglio del 2011 partì la missione STS-135 finì un’era per l’esplorazione spaziale americana. Era l’ultima missione dello Space Shuttle, era la fine di una delle più incredibili macchine mai costruite dall’uomo.

La bandiera portata sulla ISS con l’ultima missione Shuttle. Credits: NASA.

Era anche l’inizio di un decennio di dipendenza dalle capsule russe, un periodo che alla NASA si ricorderanno per molto tempo. L’8 luglio 2011 i membri dell’ultima missione dello Space Shuttle portarono in orbita una bandiera americana. Fu una gesto simbolico, affermarono infatti che quella bandiera sarebbe rimasta sulla ISS finché un astronauta americano partito con un capsula americana non sarebbe stato in grado di riportarla a Terra.

Quasi 10 anni fa a portare sulla ISS quella bandiera fu Douglas Hurley, pilota dello Space Shuttle nella sua ultima missione. Quasi 10 anni dopo lo stesso Douglas Hurley riporterà a terra quella bandiera dopo aver raggiunto la ISS con la capsula Dragon 2. Uno degli ultimi passeggeri dello space Shuttle sarà anche uno dei primi della capsula Dragon 2.