La Nasa pagherà più di 90 milioni di dollari per riservarsi un posto sulla Soyuz in partenza questo autunno. Questo per garantire la presenza USA sull’ISS mentre si attendono i futuri voli commerciali statunitensi. Con questi la Nasa spera finalmente di non dover più dipendere dalle soluzioni della Federazione russa per portare i propri astronauti in orbita.
Il contratto prevede che, dietro il pagamento della cifra di 90,25 milioni di dollari, verrà garantito a bordo della prossima Soyuz un posto per gli USA. Sono inoltre stati inclusi tutti quegli addestramenti preparatori necessari, così come i servizi pre-lancio e per il rientro. In aggiunta la Nasa si è impegnata a trasportare un non meglio specificato quantitativo di materiale russo verso la stazione sui prossimi lanci-cargo americani.
Solo qualche settimana fa, l’amministratore delegato della Nasa Jim Bridenstine, aveva anticipato che l’agenzia statunitense e quella russa stavano lavorando a questo fine. Disse questo proprio durante un briefing riguardante l’imminente test “Demo-2” della Dragon, la soluzione per il trasporto degli astronauti USA pensato da SpaceX. Nello specifico è stato detto:
“We’re getting very close to finalizing that deal. I think it’s within days of being signed”
“Siamo molto vicini a finalizzare un accordo. Penso sarà questione di giorni”.
Proprio pochi giorni fa, il 12 maggio 2020 è stato infine raggiunto un accordo. Sul prossimo volo programmato per ottobre sarà garantito un posto libero per permettere al sostituto dell’astronauta americano Chris Cassidy di salire a bordo dell’ISS. Quest’ultimo si trova sulla stazione da aprile ed era partito proprio su quella che doveva essere “l’ennesima ultima volta sulla Soyuz”. Fra poco lo raggiungeranno Bob Behnken e Doug Hurley che rimarranno sulla ISS solo pochi mesi.
Le ragioni di un nuovo acquisto
Due sono le ragioni principali di questa decisione, in primis per ragioni di sicurezza e precauzione. Non sarebbe infatti la prima volta che le soluzioni di SpaceX e Boeing incontrano intoppi e costringono la Nasa a richiedere nuovamente spazio sulle capsule russe (in teoria entrambi i programmi americani dovevano essere operativi a fine 2017). Inoltre per la necessità di mantenere una costante presenza americana sulla stazione spaziale internazionale.
Più precisamente le parole del comunicato stampa Nasa sono state:
“ensure the agency keeps its commitment for safe operations via a continuous U.S. presence (on the ISS)”
“assicurarsi che l’agenzia assicuri la continuazione in sicurezza delle operazioni (sull’ISS) grazie ad una presenza statunitense costante”
Sono stati sopratutto i ritardi del programma Boeing e i non pochi intoppi incontrati dalla sua capsula Starliner, che ricordiamo doveva essere pronta già anni fa e che all’epoca era stata la prima scelta della Nasa. Tutto ciò ha costretto la NASA a questi continui accordi con i russi, (sempre sperando fossero gli ultimi). Le difficoltà incontrate e la prospettiva di non vedere volare gli astronauti su Starliner prima del 2021, hanno portato a questo ennesimo ricorso alla Soyuz. Nei prossimi mesi la capsula Dragon non è infatti ancora sufficiente a coprire le richieste della NASA da sola.
Non arriva quindi inaspettata questa notizia così come sconvolgente non è il costo dell’operazione (i voli sulla navicella russa sono diventati sempre più cari negli anni) anche se sappiamo che ormai tutti alla Nasa non vedono l’ora di non dover più essere costretti a utilizzare soluzioni straniere. L’ormai imminente lancio di fine maggio del Demo-2, il primo volo di astronauti americani su un razzo americano dal pensionamento dello Shuttle, è infatti attesissimo.
Per l’occasione pubblicheremo degli articoli di approfondimento dedicati al lancio del 27 Maggio a partire da domani, 15 Maggio. Basta iscriversi al canale Telegram di Astrospace.it per non perderne neanche uno.