Secondo un portavoce dell’azienda aerospaziale Bigelow Aerospace, ieri sono stati licenziati tutti i 68 dipendenti in seguito alla chiusura dell’azienda. Lo stop della società è stato imposto dalle severe leggi dello stato del Nevada varate per contenere l’epidemia di coronavirus. La notizia è stata diffusa nella notte, (italiana) e lascia aperti molti dubbi.
Secondo la fonte interna dell’azienda tutti i dipendenti verranno riassunti una volta terminata l’emergenza sanitaria in corso. Bigelow ha quindi deciso di intraprendere la strada più drastica possibile in questo momento. Al posto del licenziamento, migliaia di aziende in tutto il mondo si stanno muovendo verso uno crescente Smart Working o intervenendo con una riduzione di stipendio e/o ferie forzate.
Vista la situazione sanitaria c’è infatti anche da considerare che il licenziamento in tronco farà perdere l’assicurazione sanitaria agli (ex)dipendenti. Negli Stati Uniti, sopratutto durante una pandemia mondiale, il licenziamento potrebbe essere quindi una conseguenza ancora più tragica per i dipendenti di Bigelow.
L’azienda aerospaziale americana è famosa per aver costruito BEAM, il primo modulo espandibile, pressurizzato ed abitabile. BEAM (Bigelow Expandable Activity Module) ha raggiunto la stazione spaziale nel 2016 a bordo di una capsula Dragon di SpaceX. Ancora oggi è attraccato alla ISS e utilizzato come deposito e luogo per effettuare test aggiuntivi.
Bigelow Aerospace si trova in una situazione particolare rispetto alle altre aziende americane del settore aerospaziale. Molte società, in particolare quelle con sede in California, sono state considerate come attività essenziali e quindi possibiliste a rimanere aperte. Negli States non è ancora presente una direttiva federale e le leggi variano anche di molto da stato a stato. Il Nevada ne ha approvate di stringenti, troppo per permettere a Bigelow di continuare ad operare in sicurezza.
Il licenziamento in tronco dei dipendenti di Bigelow arriva solamente in parte come conseguenza dell’emergenza coronavirus. L’azienda stava affrontando parecchi problemi già da parecchi mesi. Per questo motivo la promessa dell’azienda di riassumere le quasi 70 una volta finita la pandemia, appare abbastanza “vuota”. Già dal 2016 Bigelow stava lavorando al successore del Modulo BEAM, che sarebbe stato in grado di fornire ben 330 metri cubi di spazio abitabile (un terzo dell’intera ISS). A Gennaio 2020 l’azienda ha rinunciato per mancanza di fondi, ha partecipare ad un bando della NASA per l’accesso alla ISS con moduli pressurrizati, bando vinto da Axiom Space.