Nell’ambito del ritorno sulla luna nel 2024 pianificato da NASA, ci sarà necessità di un lander per l’atterraggio di astronauti e carico sulla superficie del satellite. Al fine di risolvere questa necessità, l’agenzia americana ha stanziato 45,5 milioni di dollari a 11 diverse aziende private per studiare la fattabilità delle proposte. Con il nome di NextSTEP, si crea quindi un programma in cui i privati si assumono parte degli oneri di sviluppo del proprio progetto. All’interno di questo programma spicca la proposta di un lander a idrogeno e ossigeno liquido di Blue Origin: Blue Moon. Un veicolo nato per essere adattabile a diversi profili missione.
Design e sviluppo
Lo sviluppo di questo lander iniziò nel 2016, la presentazione al pubblico (con mockup) avvenne invece nel 2019 in un evento dedicato. Il lander avrà due versioni che si differenziano per la capienza: la versione “base” sarà in grado di trasportare 3,6 tonnellate mentre la seconda 6,5. Oltre alle due versioni cargo, Blue Origin progetta una terza versione capace di trasportare astronauti sulla superficie lunare (proprio come il celeberrimo LEM dell’era Apollo). Quest’ultima versione verrà realizzata con il supporto di altre due importanti aziende del settore: Lockheed Martin e Northrop Grumman.
Blue Origin intende lanciare Blue Moon con SLS ma non esclude la possibilità che venga lanciato con il proprio lanciatore o con il Vulcan di ULA. Il lander presenta anche una gru che movimenterà il carico a bordo sulla superficie lunare, caratteristica molto importante per ottimizzare al meglio lo spazio.
L’importanza dell’idrogeno
Caratteristica molto importante e innovativa, sono i motori BE-7 che sfruttano l’idrogeno e l’ossigeno liquido. La scelta dell’idrogeno da parte di Blue Origin deriva da almeno tre importanti motivi.
Il primo è la padronanza di questo elemento, la compagnia di Jeff Bezos ha infatti ampiamente utilizzato l’idrogeno con i motori BE-3 presenti nel loro vettore suborbitale New Shepard. L’idrogeno permette anche un motore molto efficiente rispetto ad altre soluzioni con propellenti ipergolici.
La ragione più interessante, è la possibiltà di produrre energia elettrica dall’idrogeno tramite l’utilizzo di celle a combustibile. Quest’ultima peculiare caratteristica permetterà al lander di non dipendere da luce solare, caratteristica fondamentale in vista delle lunghe notti lunari.
Un’ulteriore caratteristica, è la possibiltà di produrre il combustibile in loco, ossia a partire dalle risorse presenti sulla Luna. Per la produzione delle celle a combustibile, Blue Origin ha avviato una parternship con il “Gleen research center” di NASA.
La possibilità di produrre carburante e risorse primarie sul territorio lunare sarà la chiave del successo (o meno) delle missioni Artemis. La presenza di acqua permetterà sia di ottenere ossigeno e idrogeno ma studi promettenti si muovono anche nella direzione di un utilizzo della regolite lunare.