Nathan Never viene pubblicato per la prima volta nel 1991 e subito diventa una delle principali serie fantascientifiche italiane. Nonostante l’età “Nathan Never – Stazione Spaziale Internazionale” è slegato dagli albi principali e può essere letto tranquillamente anche da chi non conosce il personaggio.
La decisione di realizzare un’opera di questo tipo parte dall’ASI (Agenzia Spaziale Italiana) con l’intento di raccontare la missione Beyond dell’astronauta Luca Parmitano. Nasce così una collaborazione con Sergio Bonelli Editore, con anche la supervisione dell’ESA (European Space Agency). Per la scrittura della storia, la casa editrice di Milano ha intervistato l’attuale comandate della ISS. Astro Luca ha dichiarato di essere un grande fan della serie di Nathan Never ed ha accettato volentieri la collaborazione.
Il suo contributo è stato fondamentale per rendere al meglio l’atmosfera che si respira a bordo della stazione spaziale, un laboratorio orbitante nel quale gli orari di lavoro sono scanditi al secondo ma dove nonostante questo, i momenti per riposare e ammirare la Terra da 400 km di altezza non mancano.
La storia scritta da Bepi Vigna è molto semplice e scorre fluida, accompagnata dai disegni spettacolari di Sergio Giardo con i colori accesi usati da Romina Denti. Non ci sono grandi colpi di scena, ma non era questo l’intento del fumetto. L’obbiettivo è quello di far conoscere ciò che alcuni uomini straordinari stanno facendo per migliorare il nostro futuro.
“Nel contrasto tra ciò che non vediamo di giorno e ciò che diventa visibile la notte, io leggo la nostra capacità di evolvere, di costruire… di superare i nostri limiti”
É tramite queste parole espresse dalla versione fumettistica del comandante Parmitano che si può cogliere l’essenza di tutto il racconto. Una storia in cui scienza e fantascienza si mescolano. Ciò che uomini come Astro Luca stanno facendo ogni giorno è frutto del lavoro svolto da migliaia di persone, che hanno reso possibile l’esplorazione spaziale. Se avessimo detto ad un uomo dei primi del ‘900 che oggi avremmo avuto una stazione spaziale abitata continuamente da 19 anni non ci avrebbero mai creduto. La ISS invece è talmente reale che oggigiorno è diventato normale parlarne.
Gli unici difetti che ho riscontrato sono alcuni dialoghi tra gli astronauti che a volte risultano troppo didascalici. Fa storcere un po’ il naso leggere lo “spiegone” di uno strumento che Astro Luca fa ad un suo collega, sapendo che questo non avverrebbe nella realtà. Chi segue le esplorazioni spaziali sa che ogni astronauta è addestrato a svolgere tutti i compiti a ui richiesti e conosce alla perfezione i vari strumenti. Non è comunque un elemento che rende meno fluida la narrazione ma lascia intravedere tutto lo studio fatto per creare questo fumetto.
In conclusione
Nathan Never – Stazione Spaziale Internazionale non ha la pretesa di raccontare un’avventura ricca di suspance ma lascia comunque un messaggio molto profondo: la fantascienza di qualche anno fa è la scienza di oggi. Spesso non ci soffermiamo a pensare ai grandi traguardi raggiunti dall’uomo in campo tecnologico. Fanno parte del nostro quotidiano. Proprio a sottolineare questo contrasto all’interno del fumetto è spesso presente la contrapposizione di tavole ambientate nel presente e nel futuro.