Fin dalla sua fondazione, nel 2002, l’obbiettivo della SpaceX è sempre stato quello di realizzare un veicolo in grado di portare l’uomo nello spazio. Anche per questo, Elon Musk ha iniziato ad arruolare i più grandi ingegneri in campo aerospaziale ma SpaceX rischiò di chiudere ugualmente ancora prima di partire. All’inizio prosciugarono la cassa fallendo nei primi tre lanci del Falcon 1. Il primo successo arrivò solo il 28 settembre 2008 al quarto lancio.
Nonostante la mancanza di successi, l’inizio dello sviluppo della Dragon iniziò già nel 2004, mentre nel 2006 la SpaceX vinse i finanziamenti da parte della NASA per il programma Commercial Orbital Transportation Services. Tali finanziamenti erano finalizzati alla realizzazione di capsule in grado di portare rifornimenti e astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale, per sostituire lo Space Shuttle.
Il primo volo dimostrativo della Cargo Dragon (o Dragon V1) avvenne l’8 dicembre 2010 e durò circa un’ora e 40. Con quel primo volo, vennero testati tutti i sistemi, sia del Falcon 9 che della capsula, dai sistemi di guida, all’ammaraggio con i 3 paracadute.
“Looks like we caught a Dragon by the tail”
Questa fu la frase annunciata quando il 10 ottobre del 2012 il braccio robotico Canadarm2 della ISS catturò la capsula per agganciarla alla stazione. Si trattava della prima missione CRS (Commercial Resupply Service) e da allora ce ne sono state 18, portando un totale di 38.040 kg verso la Stazione Staziale, tra rifornimenti e strumentazioni.
L’unica missione che non raggiunse la ISS fu la CRS-7. In quell’occasione, il cedimento di un sostegno di una delle bombole contenente elio pressurizzato causò l’esplosione del Falcon 9 e della capsula.
La seconda Dragon
Grazie all’esperienza acquisita durante le varie missioni di rifornimento, la SpaceX ha sviluppato negli anni la Crew Dragon (chiamata anche Dragon V2). Questa seconda capsula verrà utilizzata per portare gli astronauti sulla Stazione Spaziale. Lo sviluppo di questa nuova capsula rientra nel programma della NASA di cui fa parte anche la Boeing con la sua Starliner: il Commercial Crew Program.
Nell’ultimo anno, la SpaceX ha svolto un gran numero di test, soprattutto sui sistemi di sicurezza. Il primo volo dimostrativo (DM-1) è avvenuto il 2 marzo del 2019. A differenza della V1, la V2 è in grado di attraccare autonomamente alla Stazione e in quell’occasione, questa manovra è stata la più importante e quella tenuta maggiormente sotto osservazione.
Nell’ultimo periodo i test si sono focalizzati soprattutto sui paracadute della V2 e sui motori utilizzati per l’Escape System, chiamati SuperDraco. I nuovi paracadute sviluppati dalla SpaceX sono realizzati in zylon, un materiale più resistente del nylon. Durante un rientro nominale, vengono aperti aperti 4 paracadute, ma le prove eseguite hanno verificato la riuscita di un rientro in caso di una mancata apertura.
La Crew Dragon è dotata di 18 motori Draco, utilizzati per manovrare la capsula nello spazio, e 8 SuperDraco. Ad aprile, un test su questi motori ha causato la distruzione di una capsula. Il problema è stato riscontrato in una valvola utilizzata nelle tubazioni che portano il combustibile hai motori.
La valvola è stata sostituita con disc burst (o dischi di rottura) ed il nuovo test, eseguito 13 novembre, ha dato esito positivo.
Il prossimo passo cruciale per la SpaceX sarà l’In-Flight Abort (detto anche IFA) test, durante la quale verrà simulata una manovra di emergenza mentre il Falcon 9 raggiunge il momento di massima pressione aerodinamica. La Dragon dovrà accendere gli 8 SuperDraco e allontanarsi dal pericolo.
Se la prova avrà successo, vedremo il primo equipaggio volare con questa capsula all’inizio del 2020.